Patrimonio netto tangibile: cos’è e come si calcola

patrimonio netto tangibile

Il patrimonio netto tangibile è un indicatore molto importante per giudicare lo stato di salute di un’impresa. Nonostante ciò, spesso ci si dimentica di calcolarlo e, altrettanto di frequente, lo si confonde con il patrimonio netto, di cui è solo un parente.

Per questo motivo nelle prossime righe ho cercato di riassumere che cos’è il patrimonio netto tangibile e come si calcola, condividendo qualche riflessione sulla sua utilità ai fini del miglioramento del giudizio dell’impresa.

Dal patrimonio netto al patrimonio netto tangibile

Per arrivare alla definizione di patrimonio netto tangibile dobbiamo partire da quella di patrimonio netto che, in sintesi, è l’insieme delle risorse di proprietà dell’impresa, che possono essere rese disponibilità per l’attività aziendale.

Naturalmente, il patrimonio netto è sia una misura contabile (tant’è che può verificarsi un patrimonio netto negativo) che reale, e raramente i due valori coincidono. La distinzione tra patrimonio netto contabile e reale viene tuttavia spesso ridotta (o idealmente azzerata) mediante le rivalutazioni dei cespiti, ammesso che la condizione di partenza sia quella di un patrimonio netto contabile inferiore a quello reale.

Se invece ci trovassimo nella situazione opposta, ovvero di un patrimonio netto contabile che è inferiore al patrimonio netto reale, allora ci potremmo trovare dinanzi a un importante problema di sottocapitalizzazione o di annacquamento di capitale, valutato che significherebbe che in bilancio le risorse sono state iscritte per un valore superiore a quello di effettivo realizzo.

Chiarito quanto sopra, possiamo fare un piccolo passo in avanti per definire il patrimonio netto tangibile come la differenza tra il patrimonio netto e le immobilizzazioni immateriali (in alcuni casi si preferisce sottrarre anche i crediti di lungo termine, se vi è un concreto rischio di inesigibilità).

Dal canto loro, ricordo che le immobilizzazioni immateriali, come da voce B) dello stato patrimoniale, sono:

  • costi di impianto e di ampliamento;
  • costi di ricerca, sviluppo e pubblicità;
  • diritti di brevetto industriale e diritti di utilizzazione di opere dell’ingegno;
  • concessione di licenze, marchi e diritti simili;
  • avviamento;
  • immobilizzazioni in corso e acconti;
  • altre.

A cosa serve il patrimonio netto tangibile

Ma per quale motivo il patrimonio netto tangibile è una misura così importante per valutare lo stato di salute dell’impresa?

In linea di massima, calcolando il patrimonio netto al netto delle immobilizzazioni materiali si palesano i rischi maggiori che i finanziatori delle imprese sopportano nei confronti delle controparti che hanno elevate immobilizzazioni immateriali.

Per quanto intuibile, non c’è niente di male se un’impresa dispone di elevate immobilizzazioni immateriali. Ma se una volta che si detraggono dal patrimonio netto le immobilizzazioni immateriali rimane una misura particolarmente ridotta, agli occhi dei creditori potrebbero sorgere dei problemi di valutazione.

D’altronde, se ci mettessimo per un momento nei panni di un istituto di credito, è evidente come sia molto più facile aggredire un immobile piuttosto che cercare di rifarsi sui costi di ricerca e di sviluppo nel caso in cui vi sia un inadempimento nel pagamento delle rate di un mutuo.

Ecco dunque che il calcolo del patrimonio netto tangibile è molto importante per avere un quadro di sintesi sul rating dell’impresa, considerato che ridurre il patrimonio netto delle poste intangibili e difficilmente realizzabili permetterà al creditore di comprendere quali siano le condizioni di effettiva rispondenza patrimoniale “materiale”.

In sintesi, il patrimonio netto tangibile è dunque un importante indicatore di valutazione dell’equilibrio strutturale dell’impresa, insieme – ovviamente – ad altre metriche come il tasso di indebitamento.

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