I 2 LIMITI DEI MANAGER MODERNI che impediscono di produrre profitti alla propria azienda. Dritto al nocciolo del problema senza peli sulla lingua, anche se non ti piacerà.

 

 

Oggi parliamo di management e sto per raccontarti qualcosa che non ti piacerà.

Sei pronto?

Iniziamo.

Il management è una delle discipline più discusse e male interpretate del momento.

La tendenza nella formazione manageriale sembra tutta rivolta verso qualità tipo la “leadership”, o altre affini.

Esistono scuole, psicologi, coach, consulenti tutti rivolti a far crescere le qualità morali del manager.

Nessuno però si preoccupa di sviluppare le competenze tecniche.

Ci avevi fatto caso?

Queste rimangono responsabilità dell’università o dell’esperienza della singola persona.

Peccato però che questo principio non funziona quando vuoi che il tuo manager sia in grado di produrre profitto.

Limite n. 1 – Volere la “leadership”

Ti racconto quello che voglio dire attraverso un esempio.

Eccolo.

Prendiamo il caso che sei costretto a doverti rivolgere ad un chirurgo.

Hai possibilità di scelta tra due medici. Ti riporto di seguito le caratteristiche principali:

  1. Il chirurgo n. 1 si è laureato 20 anni fa, ha sempre lavorato in ospedale ed ha sviluppato le sue competenze nel management; ha ricoperto ruoli sempre più di responsabilità in azienda (fino a ruoli dirigenziali) guadagnando visibilità all’esterno; ha investito moltissimo nella sua formazione personale creando un suo personal brand e guadagnando ottime capacità nel publick speaking e nella comunicazione persuasiva.
  2. Il chirurgo n. 2 si è laureato 20 anni fa, ha sempre lavorato in ospedale ed ha sviluppato le sue competenze nella chirurgia, è diventato sempre più il chirurgo dei casi difficili, tanto da essere sempre impegnato anche al pronto soccorso; ha investito moltissimo nella ricerca medica e in formazione specialistica nella chirurgia.

Come vedi parliamo di due medici che hanno investito moltissimo nella loro preparazione.

Adesso, in tutta onesta dimmi: a chi affideresti l’operazione chirurgica di tuo figlio?

Immagino che te ne freghi poco se il medico che opera tuo figlio indossi la cravatta, abbia la voce diaframmatica oppure abbia un bell’ufficio.

Penso che il tuo obiettivo sia arrivare alla guarigione di tuo figlio indipendentemente da come si veste o parla il medico, giusto?

Ecco, ora facciamo un parallelo con la vita aziendale.

La cura di tuo figlio è il reddito aziendale.

Qual è il manager (chirurgo) che ti porta più facilmente il profitto che cerchi? Quello che investe il suo tempo nel personal branding, nella persuasione o nella sua leadership oppure quello che investe in competenze tecnico/economiche per imparare a risolvere i problemi più complessi della realtà di un’azienda?

Che dici?

Hai ancora qualche dubbio?

Pensi che i due esempi non siano attinenti?

Ok, allora ti faccio un altro esempio, più tecnico.

Prendiamo l’informatica, un tema che è considerato da tutti “abbastanza tecnico”.

Mettiamo che devi affidare il tuo reparto di produzione software ad un manager, hai due possibili scelte:

  1. Laureato in informatica 20 anni fa, ha sempre lavorato in azienda ed ha un esperienza di 20 anni; si è impegnato nella carriera creando un suo personal brand, imparato l’arte dell’oratoria, la leadership, la PNL ecc.;
  2. Laureato in informatica 20 anni fa, ha sempre lavorato in azienda ed ha 20 anni di esperienza; si è impegnato moltissimo nell’ampliare le sue competenze tecniche per essere sempre pronto a gestire le nuove tecnologie e le nuove tendenze tecniche.

Adesso, sii onesto, a chi affidi il tuo reparto tecnico?

Per aiutarti con le tue riflessioni, facciamo un’altra piccola analisi.

Continuiamo con le qualità di un manager.

Sono d’accordo anch’io (al 100%) che è importante che un manager abbia anche qualità di comunicazione e coordinamento (leadership?). Ma affermo anche che queste non sono le qualità principali che devi avere.

Le competenze qualitative sono utili se subordinate alle competenze tecniche!

Senza le competenze tecniche sei solo un millantatore che in ogni situazione cerca di “svicolare” dalle responsabilità.

Qual è allora il messaggio che ti volevo lasciare con questo post:

Per raggiungere i risultati aziendali (profitto) ci vogliono prima di tutto le competenze.

Allora sei d’accordo?

Bene.

Adesso passiamo alla competenza più ambigua che esista:

Parliamo dell’esperienza.

Limite n. 2 – Fiducia nell’esperienza

L’esperienza non è sempre una qualità, anzi nel periodo storico in cui viviamo è in molti casi un freno!

Mi spiego.

Se il tuo lavoro rimane sempre lo stesso negli anni, all’aumentare dell’esperienza (se sei normodotato…) le tue prestazioni migliorano (per velocità, precisione, capacità di anticipare i problemi, ecc.).

Se invece il tuo lavoro si modifica nel tempo (es: tecnologia, marketing, fiscale, legale ecc.) affidarsi solo all’esperienza significa rimanere indietro e fare un lavoro “non adeguato ai tempi”.

L’esperienza, in questo caso,  diventa la scusa con cui giustificare la pigrizia di dover imparare nuove cose.

Ti faccio un ultimo esempio.

Hai presente quegli imprenditori di una volta (tipo l’azienda nel capannone vicino al tuo) che si ostinano a fare le cose sempre nello stesso modo e che si trovano a fallire senza capire cosa è successo? Sì, parlo di quelle persone che dicono:

Noi abbiamo sempre fatto così. Noi facciamo le cose sempre nello stesso modo, le cose non vanno per colpa della crisi….

Certo, infatti nel frattempo la concorrenza gli ha sfilato tutti i clienti…

Che significa?

La competenza nel lavoro non si raggiunge con anni di pratica (non solo) ma richiede continui aggiornamenti,  se vuoi muoverti con profitto nell’attuale mercato ultra-competitivo.

Ad maiora!

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Vittorio Pupillo

 

 

 

 

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