“Oddio… è morto?”. Una storia di imprenditoria ai tempi del Covid-19

 

È morto?” è la frase che mi dice Alessandro mentre mi racconta la sua esperienza durante il lockdown.

Oddio… è morto?”, ripete, rafforzando il suo ricordo.

Mentre mi racconta, arriva a quelle frasi sotto stress emotivo.

È commosso.

Mi dice “in 30 anni di esperienza nel settore, non avevo mai provato qualcosa del genere, è stata la cosa peggiore che abbia mai sentito al lavoro!”.

E’ una storia di imprenditoria ai tempi del Covid-19.

Ma cosa è successo?

Chi è morto? (o ci è mancato poco?)

Pochi giorni fa, a cena a casa di amici incontro Alessandro, il compagno di un’amica in comune. Non ci eravamo mai incontrati, non era ancora mai capitato.

Tranquillo, eravamo 6 persone in conformità con il DPCM vigente: tutte persone accorte che stanno attente a non ammalarsi (o semplicemente contagiarsi), anche perché il distacco dall’azienda a causa di quarantena, isolamento e affini sarebbe peggiore del Covid-19 stesso.

Pensieri normali per chi è imprenditore.

Dicevamo.

A fine pasto, mentre bevevamo del vino rosso davanti al camino, Alessandro mi inizia a raccontare del suo lavoro.

Situazione che lo tormenta.

Del resto, dove sono gli imprenditori che non sono preoccupati di questi tempi?

Alessandro ha un Bar-Gastronomia non banale come complessità (aggiungi un bel po’ di dipendenti). In provincia di Roma.

Mi racconta che sta impazzendo nella gestione, cercare di far contenti i clienti (non perderli), non arrivare a cacciarli brutalmente alle 18 (orario di chiusura previsto dal DPCM) con spesso i Carabinieri alla porta (pronti a multe superiori al magro incasso). Un delirio.

Insomma, mi racconta del periodo difficile, che fa di tutto per tenere i dipendenti e che spesso non copre nemmeno le spese.

Lo ascoltavo.

Quando sento parlare un imprenditore sono sempre attento, un po’ perché è il mio lavoro, soprattutto perché è la mia passione.

Alessandro si lascia andare a momenti di malinconia, forse aiutato dal vino e dalle fiamme del camino.

Mi dice ad un certo punto…

Sai qual è stato il momento più brutto?

Ed io “non lo so, quale?”

Mi racconta.

Allora tieni conto che ho 10 frigoriferi al mio locale più la macchina del caffè, sempre accesi. In queste mattine ci sono 4-5 gradi dalle mie parti, quando entro trovo sempre una temperatura di 20°-21° C, perché tutti quegli elementi scaldano l’ambiente.

Quando fui costretto a chiudere tutto, per il lockdown, spensi tutto, tranne un paio di frigoriferi per le cose che proprio non potevo fare a meno.

Ecco, dopo qualche tempo andai al locale a vedere come stava la situazione, sai com’è, controllare, vedere che succede, non si sa mai.

Entrai nel locale e sentii freddo.

Freddo!

Il locale era freddo!

Impossibile, mai successo prima nella mia vita.

Ebbi la sensazione che fosse morto.

Mi dissi proprio… è morto?

Oddio… è morto?

Fu brutto.

Sono 30 anni che lavoro nel settore, ho avuto e gestito diverse attività, incluso alberghi, ristoranti, locali… non ho mai avuto quella sensazione di morte come l’ho avuta  quel momento.

Mi ha davvero sconvolto.

Per te che sei imprenditore penso non ci sia bisogno di spiegare la sensazione di tristezza e fallimento che si prova se la propria creatura (la propria azienda) muore.

Purtroppo, come Alessandro ce ne sono tanti di imprenditori che fanno i salti mortali per gestire la crisi. Ne sento di tutti i colori e quasi tutti i giorni.

Un vero inferno economico.

Esiste una soluzione?

Non esiste.

Non esiste una soluzione che va bene per tutti, la ricetta miracolosa, la bacchetta magica, l’imposizione delle mani che ti fa trovare clienti con il portafoglio pieno.

Nè arriverà ad aiutarti qualcuno, che sia il Governo, l’Europa o gli alieni dello spazio profondo.

Ma non è di questo che volevo parlare in questo post.

Volevo raccontare la storia di Alessandro come simbolo della vita di molti che si stanno impegnando (a dire poco) a portare avanti la propria azienda nonostante la fatica e lo stress che, quest’anno, sono a livelli impensabili.

Questa è l’imprenditoria ai tempi del Covid-19.

La mia ammirazione e solidarietà a tutti gli uomini che con coraggio e dedizione continuano a fare impresa.

Ad maiora!

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Vittorio Pupillo

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