Avviare una start-up è equivale a lanciare una nuova iniziativa imprenditoriale e, nel contempo, esporsi a un grande rischio. Il 90% di queste aziende sperimenta infatti il fallimento start-up, essendo costretta a chiudere i battenti entro i primi cinque anni di vita.
Una percentuale così allarmante mi offre naturalmente l’utile spunto per esaminare quali sono le cause principali che conducono al fallimento, fornendo qualche spunto per gli aspiranti imprenditori e per chi è già nel settore.
L’assenza di una connessione prodotto-mercato
La mancanza di una reale domanda di mercato rappresenta uno dei problemi maggiori per molte start-up.
L’errore fondamentale che molti neo imprenditori commettono è di innamorarsi della propria soluzione o del proprio prodotto, trascurando la verifica dell’effettiva necessità del mercato.
Insomma, gli imprenditori tendono spesso a non concentrarsi troppo sullo sviluppo del prodotto e a non investire tempo e risorse utili prima di validare l’esistenza di un mercato disposto a pagare per la soluzione proposta.
La gestione inadeguata del capitale
Anche la gestione finanziaria rappresenta un elemento critico per la sopravvivenza delle start-up oltre i cinque anni.
Molti fondatori sottovalutano infatti il capitale che è necessario per raggiungere le tappe del proprio sviluppo e non pianificano adeguatamente il soddisfacimento del proprio fabbisogno finanziario.
L’errore più comune è insomma quello di non considerare i tempi lunghi necessari per la generazione di ricavi e flussi sostenibili, sottostimando i costi operativi e di acquisizione clienti.
Ricordo con questa occasione che la pianificazione finanziaria deve includere non solamente i costi di sviluppo iniziale, ma anche le spese di marketing, le risorse umane e gli imprevisti e le spese straordinarie.
Le carenze di competenze nel management
Un team di fondatore e manager che non ha le necessarie competenze può compromettere significativamente le possibilità di successo di una start-up.
L’errore più frequente è quello di costituire team composti esclusivamente da profili tecnici o, al contrario, solo da esperti di business. La mancanza di diversità di competenze può invece essere un grave rischio che condurrà a decisioni frutto di visioni limitate.
È invece bene assicurarsi che il proprio team di management includa competenze eterogenee, che uniscano quelle tecniche per lo sviluppo del prodotto o del servizio con la capacità di business development, esperienza in marketing e vendite e know-how nella gestione finanziaria, e ancora soft skill come leadership e capacità di costruire le giuste relazioni.
L’inadeguata risposta competitiva
In un mercato sempre più dinamico, è la capacità di differenziarsi dalla concorrenza a diventare un fattore decisivo per il successo della propria start-up.
In tal senso, si può ben rammentare come molte start-up falliscano perché non riescono a costruire e mantenere un vantaggio competitivo sostenibile: al giorno d’oggi, infatti, la semplice innovazione tecnologica non è più sufficiente, ma è invece necessario sviluppare un ecosistema completo di valore per il cliente.
L’errata individuazione del prezzo
La definizione del pricing è un processo molto complicato per l’imprenditore, tale da richiedere il raggiungimento di un delicato equilibrio tra la necessità di generare margini sufficienti e l’accessibilità per il mercato target.
Invece, molte start-up commettono l’errore di basare il pricing esclusivamente sui costi di produzione, trascurando fattori cruciali come il valore effettivamente percepito dal cliente, la disponibilità a pagare per quel prodotto, le strategie di pricing dei competitor, i osti di acquisizione cliente e le economie di scala future.
Insomma, appare evidente come il successo di una start-up richieda un approccio integrato che consideri simultaneamente tutti questi aspetti critici.
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