Nel momento in cui, come manager, ti trovi a guardare al futuro, tra i fattori interni che devono essere attentamente ponderati c’è anche la considerazione dei giovani che rappresentano la tua futura forza lavoro. Comprendere i desideri e le esigenze dei giovani lavoratori può infatti dare alla tua azienda un forte e chiaro vantaggio competitivo in termini di talento.
Ma sai esattamente che cosa vogliono i giovani lavoratori dalla tua azienda? Un recente sondaggio condotto da PwC nel suo Global Workforce Hopes and Fears Survey ci aiuta a comprenderlo.
Le maggiori priorità dei giovani lavoratori
Secondo lo studio di PwC, le maggiori priorità dei giovani sono la formazione, lo sviluppo, la flessibilità, l’autonomia e la trasparenza sulle questioni sociali.
L’indagine – condotta nella primavera del 2022 su un campione di più di 52.000 lavoratori in 44 Paesi – ha interessato sia i lavoratori della generazione Z (tra i 18 e i 24 anni), che rappresentano l’11% della base degli intervistati, sia i millennial (tra i 25 e i 41 anni), costituiscono il 46%.
I dati risultano essere emblematici se si confrontano le risposte dei giovani lavoratori con quelle dei colleghi più anziani. In particolare, emerge, tra i lavoratori più giovani:
- il doppio delle probabilità di chiedere un aumento nei prossimi 12 mesi (il 41% della Gen Z e dei millennial ha dichiarato di essere estremamente o molto propenso a farlo, rispetto al 20% dei baby boomer);
- più del doppio delle probabilità di chiedere una promozione nei prossimi 12 mesi (38% della Gen Z e 37% dei millennial, rispetto al 16% dei baby boomer);
- il triplo delle probabilità di passare a un nuovo datore di lavoro nei prossimi 12 mesi (27% della Gen Z e 23% dei millennial, rispetto ad appena il 9% degli intervistati più anziani).
Questi numeri non dovrebbero essere sottovalutati per i manager che stanno già affrontando la difficoltà di trattenere i talenti, anche alla luce del fatto che le generazioni più giovani costituiranno presto il segmento più ampio della forza lavoro. Un segmento che, se non soddisfatto, lascerà l’azienda o rimarrà nell’organizzazione con scarsi livelli di soddisfazione.
Dinanzi a tutto questo, c’è una buona notizia: rivelando le priorità dei dipendenti più giovani, i dati indicano una strada da seguire…
Competenze innovative e digitali
Per esempio, un tema chiaro nei risultati dell’indagine è che i lavoratori più giovani sono molto più preoccupati di quelli più anziani di avere le competenze necessarie per avanzare nella loro carriera. Non solo: i lavoratori più giovani sono molto più preoccupati del fatto che i datori di lavoro non insegnino loro le competenze tecniche o digitali necessarie per fare carriera.
Insomma, i lavoratori più giovani stanno inviando un chiaro segnale ai manager: desiderano più formazione e sviluppo, in particolare per quanto riguarda le nuove competenze tecniche e digitali.
Flessibilità e autonomia
La seconda ampia categoria di risultati riguarda l’autonomia dei dipendenti. I lavoratori più giovani hanno aspettative di maggiore flessibilità rispetto a quelli più anziani in termini di orario di lavoro, luogo di lavoro e modalità di lavoro.
Probabilmente, il motivo di queste differenze è da ricercarsi nel diverso momento della carriera degli intervistati: i lavoratori più anziani hanno trascorso diversi decenni in organizzazioni che avevano maggiori probabilità di avere gerarchie e strutture tradizionali, hanno seguito le direttive per molto più tempo e sono – insomma – semplicemente abituati a farlo.
Questioni sociali
Infine, i risultati dimostrano che le questioni sociali sono molto più importanti per i lavoratori più giovani, con più di due terzi dei lavoratori della Gen Z e dei millennial hanno conversazioni con i colleghi su temi come i diritti civili, l’ingiustizia razziale e la parità di genere, rispetto al 55% dei lavoratori del boom.
Le generazioni più giovani sono anche più attente al cambiamento climatico, con una percentuale più alta di intervistati che afferma che la trasparenza aziendale su questo tema è importante (54% per la generazione Z, rispetto al 45% per i boomers).
Insomma, risultati che riflettono un cambiamento più ampio, che dovrebbe incoraggiare le organizzazioni a tenere conto delle questioni sociali nelle loro attività e ad assumere posizioni pubbliche su una gamma più ampia di argomenti, con i dipendenti più giovani da trattare come stakeholder chiave.